Sri Lanka
di Edoardo Molinari
17/08/2015 al 03/09/2015Sri Lanka Sri Lanka, la lacrima dell’India
Un piccolo Paese nel quale si racchiudono tre differenti culture, estremamente diverse le une delle altre, nel quale è possibile apprezzare una natura incontaminata e lussureggiante, dal mare alla montagna. Questi sono alcuni dei motivi che hanno spinto me e altri quattro amici a partire. Oltre a questo, la possibilità di unire il surf alla scoperta di questi paesaggi ha giocato un ruolo importante. Inoltre l’unicità dei singalesi è facilmente dimostrabile raccontando questo loro “strano” modo di comunicare: per dire “si” scuotono la testa nel modo che noi interpretiamo come “no” (questo ha creato diversi attimi di perplessità durante il viaggio).
Il mio viaggio è iniziato a Colombo, capitale dello Sri Lanka, in cui non siamo rimasti oltre il tempo necessario per conoscere la nostra guida Rajith. Con lui, infatti, ci siamo subito diretti verso la tappa successiva, Galle, con una doverosa sosta a Hikkaduwa, piccolo paesino di pescatori in cui abbiamo potuto fare il primo bagno dopo il lungo viaggio. Dopo circa 3 ore di macchina siamo arrivati a Galle, una città di chiaro stampo coloniale inglese. Tipico della città, il faro che svetta sul lungomare. Una volta visitata la città, ci siamo spostati poco più a est sulla costa, a Unawatuna, per la notte. La mattina seguente ci siamo goduti le splendide spiagge che si susseguono sulla costa con uno stop obbligato per provare le onde dello Sri Lanka.
Verso sera ci siamo recati a Tissamaharama, poco più nell’entroterra. Questo piccolo paesino è situato in una posizione strategica perché si trova alle porte di una delle due grandi riserve delle Sri Lanka, Yala, che è stata la meta del nostro terzo giorno. Svegli ancor prima dell’alba, ci siamo diretti verso la riserva, dove abbiamo potuto godere di una delle più belle albe mai viste.
All’interno del parco giravano liberi ogni sorta di animali: scimmie, cinghiali, coccodrilli, bufali, elefanti (che purtroppo siamo riusciti a vedere solo in lontananza) e ghepardi. Questi ultimi va detto che però non sono così facile da incontrare: parlando con altri turisti conosciuti nel corso della vacanza, abbiamo scoperto che molto spesso non si riescono a vedere affatto.
Una volta terminato il giro all’interno della riserva, ci siamo spostati ad Arugam Bay, meta famosissima per il surf e in quanto tale molto turistica e piena di giovani. Purtroppo in questa spiaggia sono riuscito oltre che a rompere le pinnette della tavola urtando uno scoglio, a tagliarmi un piede contro il corallo. Questo mi ha permesso di capire che persone meravigliose siano i singalesi: tornato al noleggio, il ragazzo, vedendo il mio piede che sanguinava copiosamente, ha subito attivato una rete di amici e colleghi che nel giro di pochi minuti gli hanno fatto avere ghiaccio, garze e bende per potermi medicare la ferita. Nonostante questo piccolo inconveniente il soggiorno ad Arugam Bay è stato estremamente positivo, complici anche le varie feste in spiaggia o nei bar dove abbiamo potuto conoscere ragazzi da tutto il mondo.
Il nostro viaggio quindi è proseguito nell’entroterra, in particolare ad Ella, cittadina situata sul fondo di una profonda valle e punto di partenza di diversi percorsi di trekking. Quello scelto dalla nostra guida è stato quello verso Ella’s Rock, una terrazza di roccia a strapiombo sulla valle. Circa 2 ore e mezza di cammino, da effettuare all’inizio sulle rotaie della ferrovia (ferrovia assolutamente funzionante!) per poi deviare e iniziare la vera salita, scortati da un signore locale che saliva munito di un semplice paio di ciabatte ad una velocità difficilmente sostenibile. Inutile dire che lo spettacolo che si è aperto ai nostri occhi una volta arrivati in cima era di rara bellezza (ovviamente apprezzabile solo una volta recuperato fiato!). Tornati giù a valle all’imbrunire, abbiamo cenato e siamo andati a dormire preparandoci per il giorno dopo, in cui avremmo fatto una delle esperienze più belle di tutta la vacanza: il treno.
Partiti dalla stazione di Ella, abbiamo preso questo treno, che, attraversando tutto l’entroterra e passando in mezzo alla giungla, regala, a noi turisti, panorami mozzafiato nonché scorci di vita quotidiana all’interno dei vagoni. Una volta scesi dal treno, ad attenderci c’era sempre il nostro Rajith che ci ha accompagnato nella cittadina di Nuwara Elya. Inutile dire che le temperature delle spiagge del sud ormai ci avevano abbandonati, dovendo ricorrere, complice anche la pioggia, ad un abbigliamento più pesante. La cittadina di per sé non era nulla di che, ma la campagna che la circondava compensava abbondantemente: piantagioni di tè a perdita d’occhio, cascate, giungla, montagne e colline.
Tappa successiva è stata la vecchia capitale, Kandy, estremamente viva e ricca di storia. Assolutamente consigliato il parco botanico, dove siamo stati “assaliti” dalle scolaresche locali in gita come se fossimo dei VIP. Il nostro soggiorno a Kandy è valso ulteriormente la pena per un altro motivo: siamo capitati, infatti, in quel periodo dell’anno in cui si celebra la festa chiamata Esala Perahera, una cerimonia in onore di Buddha, in cui viene onorata la sacra reliquia del dente di Buddha, portata in trionfo per 10 giorni, da elefanti, danzatori e acrobati. La festa ha un’importanza tale che ci siamo trovati a camminare la mattina sotto un sole cocente, scansando i fedeli già appostati sui marciapiedi per guadagnarsi le posizioni migliori in vista della celebrazione della sera. Assolutamente da visitare, poi, il palazzo imperiale, nel quale per il resto dell’anno viene custodito il dente di Buddha.
Lasciata Kandy ci siamo diretti verso Dambulla, altra cittadina posizionata strategicamente per visitare due siti archeologici estremamente unici nei loro generi: il tempio d’oro di Dambulla e Sigiriya Rock. Il primo è un insieme di cinque templi scavati nella roccia, all’interno dei quali si trovano sculture raffiguranti Buddha in diverse posizioni con altrettanti diversi significati. Come molte delle mete di pellegrinaggio in Sri Lanka, anche il tempio d’oro si trova in cima a una lunga scalinata, al termine della quale è possibile apprezzare un bellissimo panorama.
Sigiriya Rock invece merita una menzione speciale perché unisce lo spettacolo della natura alla storia dello Sri Lanka. Si tratta di un’enorme roccia alta 370 metri situata nel mezzo della pianura, sulla cui sommità sono presenti le rovine di un antico palazzo. Va da sé che la vista dalla cima è a dir poco incredibile. Una delle curiosità riguardanti questo sito sono le api: nell’ultimo tratto della salita sono presenti diversi cartelli che ammoniscono turisti e non, a non fare rumore per evitare di essere attaccati. È possibile infatti osservare gli enormi alveari attaccati alla roccia, pochi metri più in là rispetto alle scale, e, in alcuni momenti, anche il loro ronzio.
Lasciata Dambulla, ci siamo diretti verso la nostra ultima tappa, Trincomalee, villaggio di pescatori situato sulla costa est. Qui la nostra guida ci ha salutati, con l’accordo di ritrovarci a Colombo prima della partenza. Da Trincomalee è possibile partire in motoscafo in escursioni organizzate, verso Pigeon Island, un parco naturale in cui fare snorkeling fra pesci colorati, coralli e squali. La bellezza dell’isola, e soprattutto del mare, è veramente di difficile descrizione. Inoltre per gli amanti del diving, davanti a Trincomalee sono presenti diversi siti in cui fare immersioni. Uno dei più caratteristici è la scogliera sotto il tempio indù di Trincomalee dove sono immerse diverse statuette provenienti dal tempio stesso. Anche qui abbiamo potuto apprezzare la bontà di questo popolo grazie al proprietario dell’ostello in cui eravamo, che ci ha offerto 2 piatti di “roti” (uno degli snack tipici dello Sri Lanka composto da un sottile strato di sfoglia ripieno di verdura o carne o pesce debitamente speziati) mentre eravamo in veranda ad ammirare il tramonto sulla spiaggia.
Da Trincomalee, nostro malgrado, ci siamo spostati di nuovo a Colombo in treno (un viaggio che nonostante fosse di poche centinaia di km è durato circa 11 ore a causa della velocità del treno che non supera mai i 40km/h). Nemmeno a dirlo, a Colombo ci aspettava Rajith, che ci ha ospitato a casa sua, presentandoci la famiglia e preparandoci la nostra ultima cena singalese.
Concludendo si può dire che lo Sri Lanka è un paese di rara bellezza, sia naturalistica che storica, reso ancora più bello dalla popolazione che lo abita.